Stampace, quartiere di Cagliari: tra tradizione e macabro, la storia delle “teste calde”

Stampace. Uno dei quattro storici quartieri della città di Cagliari. Uno spicchio di territorio urbano fitto di case, denso di storia: i pisani nel XIII Secolo, la presenza romana oltre un millennio prima.

Una tradizione che si perde nella notte dei tempi e che vuole che gli abitanti del borgo fossero, e in buona parte ancora siano, mercanti e commercianti. Se qualche eccezione era, e soprattutto è, prevista nei mestieri degli abitanti, molto meno nella loro tempra di teste calde: cuccurus cottus, in lingua locale.

Un rione di cagliaritanità verace. Un quartiere a tinte forti. Forti fino a sfiorare e a superare il confine del macabro.

Stampace: etimologia misteriosa, quella del nome del quartiere. Non tutte le spiegazioni chiamano in causa il latino e la tragedia: lo fa invece la teoria più ardita e affascinante.

“Stampace” sarebbe una contrazione di “Sta’ in pace” (“pax” in latino), “Stampaxi” in campidanese. Sono i tempi oscuri del Trecento, della dominazione aragonese: i boia, pronunciata questa sardonica benedizione, gettavano dal Bastione di Santa Croce nel sottostante quartiere i sardi (per i quali la presenza nel castello era interdetta dopo le otto di sera da un rigido coprifuoco) sorpresi a girovagare per le strade del Casteddu dopo il tramonto.

Foto di copertina: @senseiminimal.

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